Contratti di locazione al rialzo per l’aumento generale dei costi: la situazione nelle principali città metropolitane e le possibili alternative.
L’ennesima mazzata per i portafogli di milioni di italiani è arrivata dal mercato degli affitti. Negli ultimi mesi, oltre al caro energia e all’incremento dei prezzi dei beni di prima necessità, i canoni immobiliari sono infatti aumentati vertiginosamente in tutta Italia. In tanti già dopo la crisi provocata dalla pandemia hanno dovuto comprimere le proprie spese per far fronte al pagamento di tutti gli oneri.
E oggi, con la bolla dell’inflazione, ad essere messi a dura prova non sono soltanto i nuclei familiari meno abbienti, ma anche quelli che fino a poco tempo fa riuscivano a godere di una certa stabilità. La maggior parte delle richieste di affitto arriva da un lato dagli studenti fuori sede sostenuti dalle loro famiglie e dall’altro dai lavoratori in trasferta.
Visti i rincari sui contratti, la ricerca di sistemazioni momentanee nelle città diverse dal proprio luogo d’origine si sta spostando sempre più verso periferie e hinterland, aree generalmente meno costose rispetto ai quartieri del centro.
Caro affitti, cosa emerge dalle principali città metropolitane
Una recente analisi elaborata da Abitare Co., società specializzata nella commercializzazione delle nuove costruzioni, permette di fotografare nel dettaglio quanto sta avvenendo nelle principali città metropolitane italiane: Milano, Roma, Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Palermo e Torino.
In linea generale, rispetto a otto anni fa, i canoni di locazione sono cresciuti notevolmente in tutti i maggiori capoluoghi. Secondo le stime, un contratto di affitto ordinario di lunga durata (4+4) stipulato tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 rischia oggi di aumentare mediamente del 25,6%, con un costo mensile medio per un bilocale di 70 mq che potrebbe toccare 945 euro. Un quadro per niente roseo.
Stilando una classifica sui rincari delle città metropolitane più importanti, Roma e Milano registrano gli incrementi meno alti in quanto già nel 2014 il costo di un affitto era più alto rispetto alla media. Sul podio dei rialzi troviamo Firenze, Bologna e Genova. Di seguito le percentuali calcolate da Abitare Co.:
Firenze +35,3%
Bologna +28,5%
Genova +28,4%
Napoli +28,0%
Palermo +26,4%
Torino +20,6%
Roma +19,9%
Milano +17,4%
Il problema delle spese condominiali
Insieme all’aumento dei canoni di locazione e alla revisione dei contratti in scadenza, bisogna tenere conto anche dell’incremento delle spese condominiali, soprattutto nelle abitazioni con riscaldamento centralizzato. I costi di manutenzione, di gestione e dell’energia stanno avendo un impatto sempre più importante sulle rate da pagare.
Questo perché l’inflazione ha spinto i fornitori di servizi e opere a rivedere verso l’altro i rispettivi tariffari. Secondo Confartamministratori le spese condominiali preventivate per il 2022 vanno riviste al rialzo del 40-50% e per il 2023 si prevedono aumenti anche fino al 100%. Per fare un esempio, chi paga 1.000 euro l’anno per ascensore, luce, pulizia, giardino e altri servizi, nel 2023 potrebbe arrivare a quota 2.000.
Anche gli stessi amministratori di condominio si trovano nella condizione di dovere ritoccare verso l’alto le proprie tariffe. “La nostra categoria – avverte il presidente di Confartamministratori Alessandro Ferrari – non potrà evitare adeguamenti dei propri compensi. Erano almeno cinque anni che non aumentavamo i prezzi, ma adesso è impossibile”.
Le alternative: cambiare zona o richiedere un mutuo
Vista la situazione sempre meno sostenibile, molte famiglie hanno iniziato a valutare le alternative all’erosione del proprio reddito causata dal caro affitti. Oltre allo spostamento nelle periferie, che comporterebbe tuttavia una maggiore distanza dal luogo di lavoro o di studio, c’è direttamente l’ipotesi relativa all’acquisto di un immobile, che sia monolocale, bilocale o appartamento (qui abbiamo elencato le città in cui costa meno comprare casa).
Una scelta sostenuta anche da una eventuale migliore efficienza energetica, che permetterebbe di ridurrebbe sensibilmente le voci di spesa. Il problema, come fa notare il Ceo di Abitare Co. Giuseppe Crupi, è che per il mutuo i prezzi “stanno risalendo con un circolo vizioso preoccupante”.
“In realtà – precisa – quello che manca oggi sul mercato italiano è un’offerta di qualità legata al mondo degli affitti, con immobili di nuova generazione che offrono case con servizi condominiali di vario genere”. Da una recente indagine della società, su un campione di 1.500 famiglie è emerso che oltre l’80% sarebbe disposto a pagare un affitto più alto anche del 15% per una casa nuova dotata di servizi comuni.
Fonte – QuiFinanza
Foto – fonte QuiFinanza/iStock